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Capitolo 3 (II parte)
Analogie astrologiche del tetramorfo
Il Vangelo di Giovanni,
infine, porta con se la evidente impostazione "meditativa", che lo rende differente rispetto ai sinottici, a partire dallo stesso incipit.
E' definito come il frutto di uno sguardo più distaccato, da lontano, e perciò maggiormente introspettivo riguardo al significato contenuto nelle vicende descritte dai vangeli precedenti.
Oltre alla analogia accettata, dell'aquila con le "altezze" ispirate dal contenuto evangelico, alcuni particolari, esclusivi di questo vangelo, possono essere presi in considerazione.
L'aneddoto della resurrezione di Lazzaro, il concetto della cosiddetta
"escatologia realizzata" (25) e la parabola del chicco di grano.
Ognuno si relaziona all'altro in quanto concernenti la stessa dimensione della morte-resurrezione, del fine-inizio, della quale l'ottavo segno zodiacale dello scorpione-aquila è rappresentante tradizionale:
«Anche l'escatologia (cioè la dottrina concernente la fine dei tempi) giovannea è particolare: nessuna descrizione della fine del mondo, nè del ritorno del Cristo per il giudizio finale. La
gloria del Cristo è già manifestata (I,14;II,11...); la salvezza è già raggiunta (V,24)
(...) Con la morte del Cristo il vertice della storia del mondo è già raggiunto. L'escatologia è quindi già realizzata
(...) ammette chiaramente una fine della storia degli uomini (...) Tuttavia, anche qui, l'accento è posto sulla realizzazione anticipata di questo annuncio, perchè Gesù stesso è la resurrezione e la vita (XI,23-26)». La parabola
«In verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna
(...)».
Ora il semplice confronto con alcuni concetti espressi dalla disciplina
astrologica può dare la misura della identità di vedute (sul segno
scorpione-aquila)
«La natura ha iniziato il suo viaggio nella dissoluzione di tutte le forme e sostanza
(...) dà inizio ad uno dei più misteriosi, sconcertanti cicli dell'evoluzione naturale: la morte che prepara la rinascita
(...) il tema sacrificale si impone in tutta la sua ampiezza (...) dove aspetti o stadi di tutto ciò che è vivente, deve morire per essere superato, deve cadere per trasformarsi in qualcosa di assolutamente nuovo
(...)».
Nella ambivalenza morte-vita, profondità della terra e altezza del cielo attinge la
simbologia del segno, il quale come accennato abbina allo scorpione e le sue valenze simboliche, l'aquila adottata nel contesto biblico; è l'unico segno zodiacale rappresentato da due simboli distinti:
«Lo scorpione nascosto sotto terra (vita segreta degli istinti profondi) e l'aquila che si alza nei cieli (nobiltà e potere d'elevazione del segno, collegato alla sua potenza di trasmutazione)». Dalla storia mitologica di Orione che riacquista la vista "fissando" Elios, il Sole, e successivamente ucciso da uno scorpione per volontà punitiva
di Artemide, si traggono elementi per cui:
«(...) E chi - si dice - non resta accecato fissando il sole? L'aquila. Ed aquila è un altro nome per lo scorpione. L'aquila - si afferma - è lo scorpione 'realizzato', trasmutato
(...) è la 'faccia sublime' dello scorpione (...) come dire vinta la natura inferiore, si assume quella superiore, si è trasmutati». Riprendendo il filo della disamina iconologica delle rappresentazioni artistiche, gli spunti tratti finora possono indurre a varie riflessioni, tra le quali la seguente:
dalle impostazioni paleocristiane delle visioni vetero e neotestamentarie sulle figure degli evangelisti, per motivazioni radicate nella tradizione profetica e nel conseguente compimento delle visioni, è difficile stabilire se ci sia stata una "progettualità" nello stabilire le analogie fin qui viste; sebbene infatti alcune citazioni degli autori cristiani si riferiscono ad argomenti di carattere simbolico "funzionali", la discordanza di opinioni tra gli stessi allontana tale ipotesi.
Mentre è più facilmente comprensibile individuare l'accostamento in oggetto, nel quadro fortemente simbolico della comunicazione del tempo.
L'importante era evidentemente comporre correttamente l'armonia simbolico-religiosa utilizzando gli elementi che la tradizione giudaico-biblica, la cultura fortemente intrisa di concetti astrologico-astronomici e il carattere "evocativo" della comunicazione, mettevano a disposizione.
Si innesta qui anche la questione tecnologica della pluralità dei vangeli, citata dal Cullmann, ovvero:
«...perchè occorrono quattro testimonianze sui medesimi avvenimenti? Non si possono armonizzare tra loro le quattro versioni per fonderle in un'unica Vita di Gesù?».
Nonostante alcuni tentativi fatti, la chiesa cristiana adottò i quattro scritti come una testimonianza plurima quadriforme, sottolineando il carattere personalizzato di ognuno con la preposizione "secondo" (Vangelo secondo Matteo); i primi tre inoltre, sembrano essere redatti da un'unica fonte data la forte similitudine.
Tutto questo può indurre ad ipotizzare che ci sia stata la volontà di armonizzare la simbologia espressa nelle Sacre Scritture con il nuovo corso della storia, e quindi a preferire una fonte quadriforme a cui affidare il ruolo di sostegno del nuovo Verbo, percepita come terrena ed universale allo stesso tempo, come lo possono essere i punti di riferimento dello spazio e gli elementi costituenti il creato. (25) Oscar Cullmann, Introduzione al Nuovo Testamento, Il Mulino Ed., Bologna, 1999 (26) da R. Sicuteri, Astrologia e mito, CEA Ubaldini Ed., Roma, 1978 (27) da S. de Mailly Nesle, L'astrologia, la storia, i simboli, i segni, ECIG Ed., Genova, 1978 (28) Anzaldi-Bazzoli, Dizionario di astrologia, Rizzoli Ed., Milano, 1988 (29) Op. cit. vedi nota 25 Theorèin - Dicembre 2004 |